In merito alle narrazioni che spesso si leggono, in cui vengono definiti ignoranti quanti chiamano, come noi, i molluschi gasteropodi Helix “Lumache” e non chiocciole, senza entrare in polemica con alcuno, desideriamo chiarire il motivo ragionato per cui
così li denominiamo e così indichiamo perfino il marchio della FILIERA ufficiale della Confederazione Italiana Elicicoltori
È vero e linguisticamente corretto distinguere con “chiocciola” i gasteropodi eduli con conchiglia (Helix) e con “lumache” la famiglia degli Arionidi e dei Limacidi, senza guscio. È questa una terminologia perfettamente scientifica: esistono tuttavia numerosi e fondati motivi per dare ai nostri molluschi il nome di LUMACA.
L’italiano Lumaca è una voce di area centro settentrionale diffusa dall’Esarcato di Ravenna attraverso una forma latina regionale limᾶca, adattamento del greco bizantino leìmᾶka, a sua volta accusativo del greco classico leimᾶx-ᾶcos “lumaca” e “chiocciola”, passato al latino classico limᾶx-ᾶcis: parola indoeuropea occidentale, che sopravvive anche nelle lingue baltiche e slave. Anche lumaca appare assai presto nella lingua italiana, con attestazioni letterarie che partono perfino da Dante (Inf., 25-132): Quel che giacea, il muso innanzi caccia, / e gli orecchi ritira per la testa / come fece le corna la lumaccia e lo stesso Boccaccio (nel Decameron). Lumaca è attualmente più diffuso, come nome, nell’italiano comune, dove ha preso il sopravvento sull’altro sinonimo chiocciola.
Inoltre in gastronomia i piatti conosciuti e gli stessi menù dei ristornati diffusi su tutto il territorio nazionale, portano al 90% sempre l’appellativo “lumache”. Le stesse confezioni commerciali dei piatti elicicoli pronti sono indicati sempre con nome “Lumache alla Borgogna, Lumache trifolate, Patè di lumache, Ragù di lumache ecc.”

Un altro motivo per l’utilizzo di questa denominazione è l’indicazione nelle tabelle ufficiali delle dogane e negli articoli di legge dei vari Ministeri i quali indicano ovunque i molluschi come LUMACHE, diverse da quelle di mare. La stessa ultima circolare del Ministero della Salute del 2016 scrive e parla del muco (bava) di lumaca e non di chiocciola.
Il prof. Lorenzo Massobrio (Dipartimento di scienze del linguaggio e letteratura, Università degli Studi di Torino) nel 1994 presentò al 23° Raduno Nazionale degli elicicoltori di Cherasco un importante studio, pubblicato anche su vari testi sulla denominazione del mollusco in Italia. Pur riconoscendo la voce chiocciola ai molluschi, lo studio conferma e ribadisce che il termine lumaca è tuttavia diffuso nella maggioranza dei territori italiani del Nord, dell’Emilia, delle Marche, fino al Sud intero con una serie innumerevole di variabili popolari: (lumaca, lumaha, lumaga, lümàia, limaga, lümega, lumèca, lumica, lumach, umech, lumagòt, lümasa). Nella parlata comune chiocciola vive quasi esclusivamente nelle zone della Toscana centro-occidentale (fiorentino, pisano, lucchese e livornese) e in qualche punto sporadico dell’Umbria, nelle varianti chiòcciolo (maschile), chiocciola, chocciura e in quella laziale jocchëlë . Siamo inoltre pienamente convinti che la nostra scelta sia corretta per 3 altre motivazioni specifiche:
• Nel 1978, quando nacque a Cherasco l’Associazione Nazionale Elicicoltori, i primi elicicoltori italiani scelsero unanimemente e senza dubbio alcuno il nome del marchio di qualità del prodotto che fu: “LUMACHE ITALIANE”
• Nell’attuale linguaggio digitale di internet, il termine più usato e indicizzato è lumaca, quello di chiocciola è molto meno usato e conosciuto nei siti e nella rete web. Chi conosce questo mondo sa che qualsiasi utilizzo o investimento pubblicitario su internet ottiene riscontri adeguati in base alle parole chiave più utilizzate dagli utenti del settore. Quindi anche dal punto di vista promozionale lumaca risponde di più di chiocciola.
• Il nuovo marchio nazionale di qualità della CIE continua ad essere FILIERA LUMACHE ITALIANE. Lo stesso identifica i molluschi Helix di allevamento italiano, prodotti secondo il metodo naturale, collegato al disciplinare specifico. Il marchio è utilizzato da moltissimi allevatori in tutte le regioni italiane e, senza problemi, anche in Toscana. Forse la strada e la scelta effettuate, in oltre 40 anni, nell’appellare correttamente le nostre lumache, non sono state poi così azzardate, sbagliate o lontane dal sentire comune.
Comunque ognuno le chiami come vuole, l’importante è che ne parlino in tanti.